LA CASA SUL FILO

suggerimenti per un percorso di educazione antiviolenta

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“Nel designare i termini in conflitto Freud è passato attraverso tre ipotesi che hanno in comune l’assunzione della sessualità come un termine del conflitto, rispetto alla quale l’antagonista si precisa in modi diversi a seconda dello stadio di sviluppo che andava raggiungendo la teoria delle pulsioni: 1) la prima formulazione del conflitto riguarda il dualismo tra principio di piacere e principio di realtà regolati dalla rimozione, a sua volta motivata dall’inconciliabilità delle rappresentazioni sessuali con le aspirazioni etiche ed estetiche dell’Io; 2) la seconda formulazione oppone le pulsioni sessuali alle pulsioni di autoconservazione o pulsioni dell’Io; 3) la terza formulazione riconduce ogni conflitto a un dualismo quasi mitico tra pulsioni di vita e pulsioni di morte in cui Freud legge l’antica opposizione tra Eros e Thanatos dove nelle pulsioni di morte, più che un polo del conflitto, si legge il principio stesso della conflittualità, mentre nelle pulsioni di vita vengono raccolte tutte le opposizioni conflittuali precedentemente elencate da Freud”.
Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia (2018)

 

“L’uomo si sente lacerato e diviso. Gli è difficile rendersi sempre perfettamente conto della natura di questa divisione interiore, perché talvolta egli si sente alienato da ‘qualche cosa’ di potente, di totalmente altro da lui stesso; altre volte si sente alienato da uno ‘stato’ indefinibile, atemporale, di cui non ha alcun ricordo preciso, di cui tuttavia conserva un sentimento nel più profondo del suo essere: uno stato primordiale di cui egli godeva prima del tempo, prima della storia. Questa separazione o alienazione si è costituita come una rottura, sia in lui stesso che nel mondo”.
Mircea Eliade, Mefistofele e l’androgine (1971)

 

“L’assenza di conflitto del neonato, dato che si possa ipoteticamente immaginare uno stato simile, lo priverebbe di un fattore importante per l’arricchimento della sua personalità e per il rafforzamento del suo Io. I conflitti e il desiderio di superarli sono un elemento importante per la creatività”.
Melanie Klein, Invidia e gratitudine (1957)

 

“Quando due testi, due affermazioni, due idee si contrappongo, divertirsi a conciliarle anziché annullarle una attraverso l’altra; ravvisare in esse due aspetti, due stadi successivi dello stesso fatto, una realtà convincente appunto perché complessa, umana perché multipla”.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano (1951)

 

“Gli esseri umani si diversificano dagli organismi inferiori per due aspetti cruciali in cui si possono ben vedere altrettante caratteristiche della nostra forma peculiare di intelligenza. In primo luogo, noi umani abbiamo la capacità di combinare due o più […] meccanismi o sistemi originariamente separati per far fronte a un compito nuovo”.
Howard Gardner, Educare al comprendere (2002)


“Uomini e donne in effetti hanno tanto interessi comuni quanto interessi in conflitto che incidono sulle scelte familiari; ed è possibile che il processo di formazione delle decisioni nella famiglia ricerchi forme di cooperazione per arrivare a soluzioni concordate per gli aspetti conflittuali della vita familiare. Questi ‘conflitti cooperativi’ sono una caratteristica generale di molti rapporti di gruppo; e una loro analisi può costituire un utile modo di comprendere le influenze che condizionano il ‘patto’ che le donne realizzano nella divisione dei benefici all’interno della famiglia. Tanto agli uomini quanto alle donne conviene seguire modelli di comportamento implicitamente concordati: ma esiste una varietà di possibili accordi, alcuni dei quali sono più favorevoli all’una o all’altra delle due parti. La scelta di un particolare accordo cooperativo rispetto alla serie delle possibilità produce una particolare distribuzione dei benefici comuni”.
Amartya Sen, Le donne sparite e la disuguaglianza di genere (1996)

 

“Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose”.
Etty Hillesum, Diario 1941-1943 (1996)

 

Il conflitto all’interno del femminismo

“Il femminismo non prevede una gamma condivisa di premesse da cui procedere, in maniera logica, nella costruzione di un programma politico. Al contrario, si tratta di un movimento che procede attraverso una costante rilettura critica delle sue premesse, nel tentativo di chiarire il proprio significato e iniziare a negoziare le interpretazioni conflittuali e l’insopprimibile cacofonia democratica della sua identità. In qualità di evento democratico, il femminismo ha dovuto abbandonare la supposizione di idee unanimemente condivise, abbracciando la convinzione comune che tutti i valori più cari siano e rimangano questioni politicamente aperte”.
Judith Butler, Fare e disfare il genere (2004)

 

“Nonostante le divergenze personali e politiche e le sofferenze che segnano i dibattiti femministi all’interno dei gruppi e attraverso le differenze etniche e sessuali, possiamo perseverare nella speranza che il femminismo sviluppi una teoria radicale e una pratica di trasformazione socioculturale radicale. Perché questo avvenga, tuttavia l’ambiguità del genere va mantenuta: e questo è un paradosso solo in apparenza. Non possiamo risolvere o rimuovere la scomoda condizione di essere insieme all’interno e all’esterno del genere desessualizzandolo (facendone una mera metafora, una questione di différance, di effetti puramente discorsivi) o rendendolo androgino (rivendicando la stessa esperienza delle condizioni materiali per entrambi i generi in una data classe, razza, cultura)”.
Teresa De Lauretis, Sui generis. Scritti di teoria femminista (1996)

 

“Esplorare le radici sociali delle nostre divisioni e promuovere il dialogo fra le diverse posizioni è uno strumento primario per articolazioni inedite del discorso delle differenze, delle sue intersezioni, e per l’elaborazione di nuove politiche del corpo”.
Laura Corradi, Nel ventre di un’altra (2017)

 

“Ma ‘l’unità’ è davvero necessaria per un’azione politica efficace? Insistere prematuramente sull’unità come obiettivo non finisce per causare una frammentazione ancora più aspra nella coalizione stessa? Riconoscere apertamente certe forme di frammentazione potrebbe facilitare l’azione della coalizione proprio perché ‘l’unità’ della categoria delle donne non viene né presupposta né desiderata. […] Alcune pratiche politiche istituiscono identità contingenti per conseguire l’obiettivo eventuale. La politica della coalizione non richiede né l’allargamento della categoria delle ‘donne’ né un sé internamente molteplice che mostri immediatamente la propria complessità. Il genere è una complessità la cui totalità è costantemente differita, e non è mai pienamente ciò che è in una data congiuntura temporale. Una coalizione aperta, dunque, affermerà identità che sono di volta in volta istituite e abbandonate a seconda degli scopi del momento. Sarà un insieme aperto che permette convergenze e divergenze multiple, senza che si debba obbedire al telos normativo di una chiusura definitoria”.
Judith Butler, Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità (1999)