LA CASA SUL FILO

suggerimenti per un percorso di educazione antiviolenta

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I Introduzione

Il ruolo è la RELAZIONE tra l’aspettativa sociale in rapporto a un determinato compito e la RAPPRESENTAZIONE di sé rispetto a quel compito e funziona come strumento di identificazione e di riconoscimento.

Poiché la definizione dei compiti a livello sociale si è strutturata originariamente sulle funzioni riproduttive e produttive, e sulla loro attribuzione esclusiva alle donne e agli uomini, il ruolo ha, archetipicamente, una connotazione sessuale, cioè si riferisce sempre, esplicitamente o implicitamente, alla differenza biofisiologica dei corpi (CORPO).

 

II La prospettiva degli studi di genere

La costruzione dicotomica dei ruoli è un dispositivo di POTERE con il quale il sistema patriarcale (PATRIARCATO) ha garantito agli uomini, nei millenni, l’occupazione dello spazio pubblico e la relegazione delle donne allo spazio domestico. La rigida suddivisione dei compiti, che ha giustificato la supremazia politica, sociale ed economica degli uomini sulle donne, è il principio contro il quale il FEMMINISMO muove le sue prime battaglie.

L’occupazione dello spazio pubblico, rappresentata inizialmente dai movimenti per il diritto di voto delle donne, ha segnato l’avvio di un lungo percorso di emancipazione, che dai territori minati dell’egualitarismo, attraverso il pensiero della differenza, è arrivato fino alle esperienze politiche di PARI OPPORTUNITÀ. Dalla rivendicazione di un eguale diritto al lavoro/retribuzione tra donne e uomini, alla denuncia della insostenibilità della doppia presenza (nel lavoro produttivo e in quello riproduttivo e di cura), fino alla costruzione di inedite alleanze di GENERE con gli uomini; in poco più di cento anni, le donne hanno attraversato gli sbarramenti della segregazione domestica e della discriminazione di GENERE, dimostrando volontà e capacità indiscutibili di progresso individuale e sociale e forzando concrete trasformazioni dei comportamenti femminili e maschili.

Sebbene nella maggior parte delle società bambine e bambini vengono ancora educate/i, fin da piccolissime/i, in maniera conforme a un’idea stereotipata (STEREOTIPO) dei generi e autorizzate/i, o non autorizzate/i, a comportamenti che sono preludio di una definizione dei ruoli rigida e impari, sempre meno rari nel mondo sono i casi di condivisione dei ruoli produttivi e di cura tra donne e uomini e la messa in discussione degli stereotipi di GENERE.

 

III La violenza maschile contro le donne

La VIOLENZA sulle donne si fonda sulla subalternità acquisita come “naturale” delle donne rispetto agli uomini nelle relazioni intime, sostenuta in modi diversi nelle diverse culture che mantengono, più o meno esplicitamente, un ordine gerarchico patriarcale (PATRIARCATO).

Gli stereotipi (STEREOTIPI) che assegnano all’uso di droghe e alcool le ragioni della VIOLENZA sono contraddetti da ricerche che indicano che la VIOLENZA sulle donne è trasversale sia per classe sociale che per cultura e indipendente dall’uso di sostanze.

Dunque le ragioni della VIOLENZA affondano le radici nella disparità di POTERE fra uomini e donne nelle relazioni intime e si conta che una donna su quattro subisca, o abbia subito, VIOLENZA nell’ambito di una RELAZIONE affettiva con un uomo.

Innumerevoli restano i messaggi sociali e culturali a sostegno dei ruoli sessuali stereotipati sulla famiglia (RELAZIONE), sulla GENITORIALITÀ, sulla visione del CORPO femminile improntato all’estetica, sul CORPO maschile come strumento per l’esercizio della forza e altri aspetti della vita che confermano una differenziazione arcaica di competenze e compiti nelle relazioni di coppia. Paradossalmente la cultura “moderna”, apparentemente più liberatoria dei corpi e dei soggetti, mantiene, in comune con culture più apertamente patriarcali, una disparità di POTERE fra i generi (GENERE). Molti uomini che usano VIOLENZA contro le donne all’interno di una RELAZIONE affettiva si giustificano dicendo che vi sono stati costretti dal comportamento inadeguato delle loro compagne.

La responsabilità dell’uso della VIOLENZA rarissimamente è riconosciuta da parte degli uomini che la esercitano. I Centri per il trattamento di uomini che usano VIOLENZA nelle relazioni di intimità fondano il loro approccio proprio sull’assunzione di responsabilità dell’uomo che ha esercitato VIOLENZA sulla compagna per iniziare un percorso di “dismissione” dei comportamenti violenti maschili.

Gli apparati istituzionali: servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali, lo stato sociale nel suo insieme, sono ancora troppo improntati su una cultura “neutralista” che tende a giudicare la VIOLENZA sulle donne come “patologia della coppia”. Ne consegue che gli strumenti legali e sociali di contrasto alla VIOLENZA sulle donne sono spesso frammentati e risultano ancora troppo spesso inefficaci anche se vi è una sempre maggiore consapevolezza del problema.

La VIOLENZA sulle donne è il fenomeno che indica la persistente subalternità femminile su larga scala nelle società moderne, anche se vi è stato un apprezzabile sforzo di consapevolezza. La punta d’iceberg della VIOLENZA è il femminicidio per il quale in Italia ogni anno vengono uccise da partner o ex più di cento donne.

In Italia i CENTRI ANTIVIOLENZA, nati all’inizio degli anni Novanta dal movimento femminista (FEMMINISMO), sono ormai diffusi in tutto il territorio, offrono sostegno legale, psicologico, ospitalità e hanno avuto il pregio di rendere visibile il fenomeno, di posizionarsi (POSIZIONAMENTO) politicamente e di sperimentare un approccio “dalla parte delle donne”.