LA CASA SUL FILO

suggerimenti per un percorso di educazione antiviolenta

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I Introduzione

Il corpo è il principale luogo di RELAZIONE con tutto ciò che ci circonda. È attraverso un corpo che ognuna/o di noi viene nel mondo. È attraverso un corpo che ognuna/o di noi incontra le persone e le cose. Il corpo traccia il mio LIMITE e mi definisce permettendomi di riconoscermi e di essere riconosciuta/o.

Il LIMITE del corpo è punto di partenza e punto di ritorno/confronto nel percorso di costruzione dell’IDENTITÀ. Per questo esso è, al tempo stesso, struttura e processo: si modifica costantemente nel tempo nelle sue singole e diverse funzioni che un “sentimento di unità” porta a percepire come un’entità integrata. Il corpo cioè non è altra cosa dal sentirsi e dal pensarsi un corpo che significa che siamo un’unità psicofisicarelazionale.

 

II La prospettiva degli studi di genere

La consapevolezza del proprio corpo è la premessa basilare del sapere di esistere. Ognuna/o di noi ha il proprio corpo e al tempo stesso è il proprio corpo.

Il corpo è un’entità sessuata. La specificità del dato biologico funziona come principio di strutturazione dell’IDENTITÀ e si pone/impone come veicolo di soggettivazione. Il dato imprescindibile dell’ESPERIENZA di sé, che è sempre sessuata, è il presupposto di possibili percorsi di identificazione, di differenziazione, di transizione.

Ogni corpo è una somiglianza tessuta di differenze, un punto di intersezione tra componenti biologiche, psicologiche, sociali e simboliche. L’intrecciarsi di queste componenti lo determina come una variabile a cui vanno riconosciuti significati e valori storicamente e culturalmente modificabili. Il corpo infatti porta i segni del tempo e della cultura di appartenenza e per questo ci appartiene solo in parte, nella misura in cui è esposto alle pressioni dei modelli storici e culturali e agli imperativi di diversi dispositivi di POTERE come per esempio la tradizione, la morale, la legge.

Ogni periodo storico e ogni società stabiliscono un rapporto con il corpo che diventa il filtro culturale della percezione che ognuna/o ha di sé (GENERE). Ogni cultura cioè guarda il corpo attraverso la propria lente, che è la risultante di ciò che essa impara a valorizzare, a perseguire e a rimuovere in base alle proprie mutevoli esigenze materiali, culturali e spirituali. In termini simbolico culturali quindi non esiste il corpo, ma innumerevoli immagini del corpo, frutto delle innumerevoli riflessioni sul corpo che ogni cultura compie.

L’immagine di corpo che ognuna/o ha di sé e i processi di adeguamento a questa immagine sono dunque profondamente influenzati da modelli di pensiero ed epistemologie storicamente determinate.

 

III La violenza maschile contro le donne

L’invasione violenta del corpo da parte dell’altro, dell’altra è l’invasione della primaria sfera di differenziazione tra l’io e il tu. In merito alla VIOLENZA sulle donne il corpo è il luogo primo sul quale il maschile continua a esercitare il suo POTERE. Direttamente, con soprusi, abusi, e violenze; e indirettamente, proiettando su di esso istanze di ordine socio-politico e di ordine simbolico che lo umiliano nella sua soggettività. Numerosi sono gli esempi di VIOLENZA che colpiscono il corpo delle donne: il maltrattamento (pugni, calci, schiaffi, strattonamenti…) le mutilazioni fisiche (mutilazione genitale femminile), le molestie sessuali, lo stupro, l’abuso sessuale… 

La posizione degli uomini e delle donne rispetto alla VIOLENZA non è equiparabile: le donne sono spesso vittime e gli uomini responsabili. Alcune forme di violenza, infatti, vengono agite quasi esclusivamente sulle donne. 

Mentre per l’uomo non aggredire una donna esprime una norma inscritta nella morale e nella cultura, il senso di un “non volere”; per quanto riguarda la donna rispetto all’uomo, appare piuttosto un “non POTERE”, una necessità di ordine fisico. Il corpo è uno spazio politico su cui si gioca una brutale partita di POTERE a scapito della dignità e dell’autodeterminazione del corpo femminile, ma anche inchiodando il corpo maschile ai modelli virili della prestazione, del consumo sessuale (SESSO/SESSUALITÀ) e della superiorità predatoria.

Merita una riflessione il controllo del corpo della donna nel sistema culturale patriarcale (PATRIARCATO). Nella famiglia patriarcale i padri hanno sempre controllato il corpo delle donne in quanto strumento di produzione e riproduzione, definendo ruoli e responsabilità differenziate rispetto a quelle degli uomini e configurando, per le une e per gli altri, specifici e distinti spazi dell’agire, delle relazioni, dello scambio e dei comportamenti. È la maternità che delimita lo spazio, il RUOLO sociale e l’IDENTITÀ della donna. La donna cioè è espropriata di un corpo che non esiste per sé, ma solo come oggetto di piacere per l’uomo o come “grembo” per la ri­produzione; un corpo di proprietà dell’uomo.

Negli ultimi quarant’anni il pensiero femminista (FEMMINISMO) ha voluto intraprendere la propria riflessione proprio dal corpo, dal corpo sessuato (SESSO/SESSUALITÀ), dal sé. Un sé corporeo, psicologico, fatto di storia e di contesto. Un corpo di cui si è voluta rivendicare l’inespropriabilità.

Oggi la donna è soggetto di diritti, esiste per sé, ha un corpo in cui si riconosce e che le appartiene, si muove su mondi differenziati e diversi, si riconosce valore, ha alternative e possibilità di scelta, anche se questo rappresenta ancora, per molte donne, nei differenti Paesi del mondo, e nei diversi contesti sociali, economici e culturali, un obiettivo da raggiungere.