I Introduzione
Patriarcato significa, letteralmente, POTERE dei padri ed è la forma di organizzazione socio-familiare da cui discende il sistema culturale che nei millenni ha giustificato e garantito il dominio ideologico e politico degli uomini sulle donne. Pur essendosi strutturato storicamente e geograficamente in forme diverse, il patriarcato è un ordine simbolico che ha fatto della VIOLENZA, sempre e ovunque, il suo principale strumento di garanzia.
Esso si è costruito e si è rafforzato nel tempo attraverso un complesso intreccio di dispositivi di POTERE che includono riti, tradizioni, leggi, regole, linguaggio, educazione e organizzazione del lavoro.
Il FEMMINISMO è il fronte politico e culturale che lo ha contrastato e che continua a denunciarne le reiterazioni.
II La prospettiva degli studi di genere
Il sistema culturale patriarcale si fonda sul fallologocentrismo cioè sulla assolutizzazione autoreferenziale dei simboli fisico-sessuale e riflessivo-teoretico del maschile. Il fallologocentrismo ha agito semanticamente attraverso due procedimenti: da un lato rinunciando al confronto con tutto quanto altro da sé; dall’altro costruendolo in forma astratta e immobile. Il femminile è il principale oggetto del desiderio maschile, non perché assolutamente altro, e continuamente inconoscibile, a motivo della sua irriducibile DIFFERENZA, ma perché frutto dell’artificio della mancanza con la quale il fallologocentrismo costruisce e ricostruisce il suo antagonista negandone la soggettivazione.
Questo procedimento è il principio teorico che ha giustificato e che continua a giustificare, in diverse forme, la superiorità degli uomini rispetto alle donne e su cui si fonda la ragione della loro esclusione dai luoghi del POTERE sociale, economico, culturale e politico.
A fronte di una lettura transculturale del patriarcato come fenomeno storicamente e geograficamente coerente e ricorrente, vanno segnalate, all’interno del FEMMINISMO, correnti critiche nei confronti della sua universalizzazione. Quello che esse mettono in evidenza è il rischio di riproporre, attraverso la sua categorizzazione, una concezione altrettanto universalizzata e astratta delle donne.
Nella specificità delle esperienze individuali e collettive di matrice femminista il POSIZIONAMENTO è il fondamentale esercizio di contrasto del dominio culturale patriarcale. Esso funziona sia come affermazione di parzialità contro l’egemonia universalistica del neutro, sia come catalizzatore di soggettività plurali e interconnesse in una nuova alleanza contro il depredamento della natura e i disastri ambientali, il capitalismo e lo sfruttamento della forza lavoro, il colonialismo, il razzismo, il populismo, le guerre, le politiche dell’esclusione, dell’emarginazione e dell’espulsione che, secondo la lettura di alcuni femminismi, sono conseguenze dirette del sistema culturale patriarcale.
III La violenza maschile contro le donne
È all’interno della cultura patriarcale che si sono strutturate varie forme di VIOLENZA (e non solo quelle più visibili) finalizzate a mantenere e a perpetuare la subordinazione delle donne. Si tratta di una VIOLENZA sessuata, di GENERE, di uno sfruttamento delle donne che assume forme e contenuti che si sono modificati nelle varie epoche e luoghi, ma che comunque, in alcune delle sue forme, continua a esistere e a tradursi in vantaggi per gli uomini, al fine di stabilire e mantenere delle diseguaglianze, prima fra tutte quella di POTERE. La volontà di mantenere la subordinazione femminile non può essere letta come una questione di mentalità, di tradizione, o di incapacità personale, quanto piuttosto come un modo di “essere” e di vivere, contingenti e contestualizzati a una precisa logica, sociale e politica, della vita materiale e quotidiana.
Questa situazione si sviluppa in una struttura sociale denominata patriarcato, in un sistema familiare e sociale, ideologico e politico con il quale gli uomini, secondo le parole di Adrienne Rich, attraverso la forza, la pressione diretta, i rituali, la tradizione, la Legge, il linguaggio, i costumi, l’etichetta, l’educazione e la divisione del LAVORO determinano quale è il RUOLO che definisce la donna in tutti i momenti.
Una delle strutture fondamentali del patriarcato è quella forma di organizzazione delle relazioni (RELAZIONE) sociali definita parentela o famiglia; un modello caratterizzato dalla coppia eterosessuale che comporta, oltre l'eterosessualità (SESSO/SESSUALITÀ), una precisa gerarchia di ruoli (RUOLO).
Per molto tempo, e in alcuni Paesi e situazioni ancora oggi, le donne venivano date in moglie nel nome di una circolazione di relazioni tra famiglie e di una crescita del valore della rete familiare nel suo complesso e non per rispondere alle inclinazioni e ai sentimenti da loro espressi. La riuscita del matrimonio veniva misurata non tanto in rapporto alla felicità dei coniugi, ma alla riuscita sociale della famiglia: quella d’origine, per i legami acquisiti, quella riproduttiva, per la ricchezza che era in grado di realizzare. Le donne erano oggetto di scambio, deposito di valore, simbolo di alleanza. In questo senso quindi patrimonio degli uomini, che le scambiavano, le valorizzavano, le caricavano di investimenti simbolici. La loro funzione era la medesima assolta dal DENARO.
La VIOLENZA, nel matrimonio o nella convivenza, è spesso rappresentata dalla strumentalizzazione dei valori e dei diritti a esso connessi da parte del coniuge/convivente “forte” il quale, se da un lato ne pretende e impone l’osservanza, dall’altra vi si sottrae.
La convivenza sociale e culturale con modelli che rendono possibili comportamenti violenti sulle donne, insegna a tollerarli e a ripeterli. L’IDENTITÀ maschile patriarcale si identifica con la forza e l’aggressività. Quando si vede minacciata la virilità patriarcale, una delle reazioni dell’uomo è ricorrere alla VIOLENZA, in quanto meccanismo appreso. Nella cultura patriarcale cioè, il concetto di dominazione si trova intimamente intrecciato alla VIOLENZA maschile, è lo strumento più presente per controllare le situazioni e imporre la propria volontà.