Voce in libertà
Età Scuola primaria (secondo ciclo), scuola secondaria inferiore, scuola secondaria superiore.
Premessa Nelle situazioni di fatica o di difficoltà spesso viene a mancare la voce... Un sintomo che pare voler denunciare il nostro disarmo, l’inadeguatezza a far fronte a una situazione, l’incapacità di affermarsi...
Svolgimento In cerchio, molto vicini, ci si scalda la voce, a turno e poi insieme, con dei gorgheggi seguendo le indicazioni di chi conduce il gruppo (canticchiare, parlare a bassa voce, urlare, fingere di urlare senza emettere voce...). Quando la voci si sono “scaldate” si può leggere, a turno, una fiaba o un racconto seguendo le indicazioni di chi conduce il gruppo. Es: leggiamo con rabbia, allegramente, in arabo, pianissimo, fortissimo... le variazioni sono infinite. L’attività proposta è facoltativa. Chi decide di non parteciparvi sarà invitato, invitata a stare in disparte e in silenzio assumendo il compito di osservatore, osservatrice. Si conclude con una verbalizzazione dei vissuti individuali.
Obiettivo Imparare a riconoscere la propria voce, sbloccare respiro, energia ed emozioni.
Fonte Teresa De Brasi, Annalisa Gagliano (Associazione La Cicoria).
Stati d’animo a colori
Età Scuola primaria, scuola secondaria inferiore.
Premessa Il mezzo artistico facilita l’espressione delle emozioni. Il colore e il disegno danno un immediato rimando emotivo e sono, in alcuni casi, più evocativi e rivelatori dell’esperienza di quanto possano essere le parole. Il suono consente l’uso contestuale di più codici di contatto tra l’esperienza esteriore e quella interiore.
Svolgimento L’insegnante individua alcuni brani musicali con melodie dai toni tristi, allegri, spaventosi, arrabbiati e li registra. Lavorando su un’emozione per volta (con riferimento alla classificazione nei quattro macrogruppi: rabbia, paura, tristezza e felicità) la classe sarà invitata a sperimentare un… gioco che permetterà di trasformare la musica in colore. Prima di ascoltare la musica è consigliabile suggerire di ascoltarla a occhi chiusi per vederne meglio i colori e lasciar fluire liberamente le immagini che si presentano alla coscienza. Ascoltato il brano l’insegnante potrà chiedere: Se questa musica fosse un colore… o dei colori… come sarebbe? Quindi messi a disposizione fogli di carta e colori a tempera si invita ogni partecipante a dipingere i colori come li ha visualizzati durante l’ascolto. E successivamente, volendo, le immagini evocate dall’ascolto.
I disegni prodotti possono essere utilizzati come riferimento per una conversazione sulle forme differenti e soggettive di reazione e di rappresentazione degli stati d’animo. I fogli saranno disposti sul pavimento e il gruppo seduto attorno a essi in cerchio sarà sollecitato dall’insegnante a integrare immagini e denominazione. Alcune domande stimolo possono essere: Come ti sei sentito durante l’ascolto della musica? Se questa musica e i colori, le immagini rappresentate fossero un’emozione… quale sarebbe? Durante l’ascolto hai sentito delle sensazioni nel corpo? Come erano? Se guardiamo i disegni tutti insieme quali sono i colori che prevalgono? Quindi possiamo dire che esistono i colori della rabbia, della gioia, della tristezza, della paura?
Obiettivo Il lavoro si propone di costruire un ponte tra la mente intuitiva e la mente razionale attraverso l’identificazione e la denominazione di emozioni, immagini e pensieri.
Fonte Milena Tolomelli (Gruppo di ricerca Progetto Alla scoperta della differenza).
Io dietro la maschera
Età Scuola primaria, scuola secondaria inferiore.
Premessa La nostra identità è frutto di una lunga e complessa storia che racconta il rapporto tra la nostra mente, il nostro corpo e l’altro, l’altra. Spesso le rappresentazioni che ci facciamo di noi stessi, noi stesse e degli altri, delle altre, lungo il corso di questa storia si irrigidiscono in convinzioni, atteggiamenti e comportamenti ripetitivi e tali da impedirci un contatto reale con la complessità del nostro vissuto e un’efficace e costruttiva relazione con il mondo.
Svolgimento Il laboratorio ruota attorno alla costruzione e alla drammatizzazione di maschere rappresentative delle emozioni di base (rabbia, tristezza, paura, gioia, odio, amore) e di alcuni atteggiamenti (coraggio, sottomissione, prepotenza, vergogna). Vengono tirate a sorte (mediante bigliettini da estrarre da un sacchetto: ad ogni bigliettino corrisponde un’emozione o atteggiamento, alcuni possono essere ripetuti, il numero dei bigliettini deve essere lo stesso dei componenti la classe) le emozioni e gli atteggiamenti da rappresentare. A ogni partecipante viene consegnato un ritaglio di gommapiuma sul/col quale si chiede di rappresentare l’emozione o l’atteggiamento estratto in modo da farne una maschera che possa essere indossata.
Alla realizzazione delle maschere (che richiede come minimo due ore) segue la richiesta di descriverle attraverso la risposta ad alcune domande: Com’è la tua maschera?, Avevi in mente qualcosa/come ti sentivi quando la costruivi?, Che cosa dice la tua maschera? Successivamente, con l’uso mediatico della maschera si chiede a ogni partecipante di rappresentare con la drammatizzazione l’emozione o l’atteggiamento raffigurato. In cerchio a turno ogni partecipante entra nel cerchio e drammatizza la propria maschera introducendo la sua rappresentazione con le parole “Io sono…”. Le maschere poi vengono scambiate con quelle di un compagno o di una compagna che ha raffigurato l’emozione o l’atteggiamento opposto (es: odio - amore, gioia - tristezza, paura - coraggio...). Segue la consegna di alcune domande cui si chiede di rispondere per iscritto: Come ti sei sentita, sentito a indossare la maschera che hai costruito?, E con quella del tuo compagno o compagna?, Con quale ti sentivi meglio?, Perché? Le risposte vengono partecipate al grande gruppo e commentate insieme. Il lavoro può concludersi con la consegna di un altro gruppo di domande cui, allo stesso modo, si chiede di rispondere per iscritto. Le domande sono differenziate per le bambine/ragazze e per i bambini/ragazzi. Alle bambine/ragazze: quali sono le emozioni e gli atteggiamenti che, secondo te, i bambini/ragazzi si aspettano di vedere in una bambina/ragazza? Quali sono le emozioni e gli atteggiamenti che, secondo te, le bambine/ragazze si aspettano di vedere in una bambina/ragazza? Ai bambini/ragazzi: quali sono le emozioni e gli atteggiamenti che, secondo te, le bambine/ragazze si aspettano di vedere in un bambino/ragazzo? Quali sono le emozioni e gli atteggiamenti che, secondo te, i bambini/ragazzi si aspettano di vedere in un bambino/ragazzo? Le risposte vengono partecipate al grande gruppo e commentate insieme.
Obiettivo Costruire un contesto dove bambini e bambine, ragazzi e ragazze possano assumere più consapevolezza di quello che sentono e di quello che non vogliono sentire o fanno fatica a sentire; di come vivono alcune emozioni e di come le manifestano o non le manifestano; di se e come vivono alcuni ruoli e atteggiamenti. Il contesto dovrebbe consentire di sperimentarsi in posizioni e modi di essere con sé e con gli altri, le altre alternativi a quelli consueti; di sperimentare con i compagni e con le compagne una comunicazione più diretta e consapevole, infine di poter pensare se l’adesione alle altrui aspettative è quello che si vuole oppure no. Dunque di sviluppare un pensiero critico e un comportamento autonomo.
Fonte Laura Ascari, Gabriele Pinto (Gruppo di ricerca Progetto Alla scoperta della differenza).
Le facce delle emozioni
Età Scuola primaria, scuola secondaria inferiore.
Premessa Le emozioni sono riferibili a sentimenti, pensieri, sensazioni fisiche. Ogni emozione sollecita azioni differenti e predispone il corpo a risposte diverse. Quanto più bambine e bambini sono piccoli, tanto più tendono a distinguere l’esperienza emotiva in categorie dicotomiche. Le connotazioni “bene” o “male” riferite alla complessità emotiva possono consolidare semplificazioni cui è utile fornire, senza aspettare età troppo elevate, la possibilità di un’espressione più articolata. Se accettiamo di classificare in quattro macrogruppi le emozioni primarie (rabbia, paura, tristezza e felicità) possiamo cominciare da queste un lavoro di osservazione e di presa di coscienza della complessità emotiva.
Svolgimento Su quattro fogli diversi vengono rappresentate simbolicamente le quattro emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza e felicità.
I fogli vengono distribuiti alla classe (tutti e quattro per ogni partecipante) con la richiesta di inventare, attraverso il disegno, una storia inerente la raffigurazione (cui non si attribuisce alcuna definizione) immaginando che possa essere una persona, un animale, un oggetto...
Si può chiedere in un secondo momento di descrivere per iscritto i sentimenti del personaggio o della scena rappresentati. All’iniziale domanda: Come si è sentito il personaggio che hai rappresentato? (cui spesso segue la risposta: Si è sentito bene oppure: Stava male) può seguire, in forma di aiuto a un’espressione via via più articolata, la richiesta di avvicinare il sentire espresso alle quattro emozioni primarie (E quel stare male è più vicino alla rabbia, alla tristezza, alla paura o alla felicità?..) e da lì alle loro molteplici sfumature. Infine se ancora non è in qualche modo emerso, si può chiedere in forma diretta alle partecipanti e ai partecipanti se il lavoro ha sollecitato delle emozioni e quali, dei pensieri e quali, delle sensazioni corporee e quali.
Obiettivo Il lavoro si propone di aiutare ad identificare e denominare le emozioni, a riconoscere la differenza tra emozioni, pensieri e azioni favorendo una prima alfabetizzazione emotiva.
Fonte Milena Tolomelli (Gruppo di ricerca Progetto Alla scoperta della differenza).