LA CASA SUL FILO

suggerimenti per un percorso di educazione antiviolenta

BACK

HOME

I Introduzione

Il posizionamento si fonda sulla consapevolezza della propria posizione (LIMITE) e della sua parzialità ed è, per questo, un esercizio di relatività: il riconoscimento di esistere e di parlare da un luogo determinato di relazioni e di significazioni.

L’esercizio del posizionamento implica la rinuncia alla sublimazione oggettiva e universale della propria ESPERIENZA e della sua RAPPRESENTAZIONE e ci pone invece come soggette/i interrelazionali di esplorazione e di riflessione. Esso induce ad assumere, piuttosto che a semplificare, la complessità e la contraddizione, a partire da quelle che noi stesse/i siamo.

 

II La prospettiva degli studi di genere

All’interno del FEMMINISMO, la pratica del posizionamento ha un valore critico nei confronti dell’universalismo fallologocentrico, cioè dell’ordine simbolico patriarcale (PATRIARCATO) della centralità e dell’autorefenzialità del maschile intese come universale neutro in relazione al quale è costruita, per assimilazione o per contrapposizione, tutta la realtà.

Nell’ESPERIENZA femminista posizionarsi significa scardinare l’incontestabilità di una RAPPRESENTAZIONE del mondo astratta e disincarnata e del principio dell’indifferenza che da esso deriva e sulla base del quale gli uomini si sono arrogati per millenni il diritto di parlare al posto delle donne negando di fatto la (loro) differenza.

Il posizionamento inoltre, per il fatto di dichiarare la parzialità come valore, invita alla RELAZIONE, cioè alla “messa in rete” di parzialità consapevoli e curiose e alla creazione di connessioni, interferenze, processi, passaggi, mobilità dinamicamente rappresentative della complessità.

 

III La violenza maschile contro le donne

Quando una donna è colpita da violenze fisiche, psicologiche o sessuali l’autostima viene meno. Ma una donna che ha subito VIOLENZA può riconoscere la VIOLENZA subita ed elaborarne l’esperienza, rompere il silenzio e l’isolamento, trovare strategie per uscire dal RUOLO di vittima, prendere coscienza dei propri sentimenti e paure, ricostruire la propria autostima e fiducia.

Esistono CENTRI ANTIVIOLENZA che organizzano sistematicamente gruppi di sostegno e auto-aiuto per donne vittime di VIOLENZA, affinché l’ESPERIENZA delle donne diventi un momento di forza e un punto di partenza di possibili percorsi di ridefinizione di sé.

Stare dalla parte delle donne vittime di VIOLENZA implica un posizionamento e un esserci, ma con una giusta distanza. È una posizione scomoda, che deve saper porre dei limiti (LIMITE). Questo posizionamento implica essere pronte a sopportare le recriminazioni, restando ferme e condividendo le conoscenze acquisite. La solidarietà praticata tra donne mette al centro la comprensione per l’altra all’interno di un sistema gerarchico patriarcale (PATRIARCATO), di una società fatta di discriminazioni e privilegi sociali. La solidarietà tra donne è la scelta di ascoltare il vissuto dell’altra cercando di sentire e ascoltare la sua interpretazione e i suoi valori. La solidarietà tra le donne è internazionale perché sesso, classe sociale o etnia sono solo una delle differenze (DIFFERENZA) che intercorrono tra noi. 

È importante che ciascuna sia consapevole del proprio posizionamento: in quanto donne condividiamo la comune appartenenza al GENERE, ma siamo tra di noi diverse se teniamo conto di altre componenti: la classe, l’istruzione, la provenienza, le condizioni giuridiche ed economiche. In quanto donne, per esempio, siamo tutte potenziali e/o reali vittime di discriminazioni o diritti negati, ma differente è tra le donne il livello di razzismo subito, a seconda che siano bianche o nere, cristiane o musulmane, del Sud o del Nord del mondo, povere o ricche.