LA CASA SUL FILO

suggerimenti per un percorso di educazione antiviolenta

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I Introduzione

La parola esperienza deriva dal latino experiri che significa “provare”. Periri a sua volta rimanda a periculum, che significa “pericolo” ed ex è un prefisso che significa “fuori da”. Riferendosi alla sua etimologia si potrebbe quindi tradurre letteralmente esperienza con “fuori dal pericolo”. È un significato che suggerisce l’attraversamento di qualcosa di rischioso; una prova, nel senso di sospensione e di imprevedibilità che a sua volta questa parola rappresenta.

Nel senso comune la parola esperienza è qualsiasi evento che ci coinvolge, ma è anche quello che siamo arrivate/i a conoscere attraverso le vicende che ci sono accadute. Esperienza quindi non è altro da coscienza, cioè dalla RAPPRESENTAZIONE con la quale significhiamo ciò che viviamo.

Esperienza e RAPPRESENTAZIONE sono la RELAZIONE che costruisce l’IDENTITÀ.

 

II La prospettiva degli studi di genere

Nella riflessione delle donne su se stesse avviata e sviluppata dal FEMMINISMO, il valore dell’esperienza e, in particolare, il partire da sé, come elemento di autofondazione e di autorevolezza, è un principio fondamentale nel percorso di emancipazione dai vincoli oggettificanti e neutralizzanti del sistema culturale patriarcale (PATRIARCATO).

La RAPPRESENTAZIONE di sé come soggetto situato e parziale, autonomo e consapevole, promossa dal FEMMINISMO, passa attraverso una poderosa opera di risignificazione e di valorizzazione dell’esperienza delle donne, a partire dalla quotidianità ignorata del LAVORO di cura e del vissuto sessuale (SESSO/SESSUALITÀ) taciuto.

I gruppi di autocoscienza femministi sono stati il luogo della prima elaborazione del pensiero dell’esperienza e della sua valorizzazione collettiva. L’alternativa simbolica che essi hanno configurato sta nell’opposizione del POSIZIONAMENTO soggettivo dell’esperienza incarnata (CORPO) al sapere universale e astratto del Soggetto disincarnato e anaesperienziale prodotto dal sistema culturale patriarcale.

 

III La violenza maschile contro le donne

La violenza è un'esperienza incarnata, corporea (CORPO) che coinvolge totalmente una donna. Questa sua interiorizzazione pervasiva ne ostacola la descrizione. Serve quel minimo di distanza da sé che consenta di metterne a fuoco, inizialmente, almeno i contorni, per poi via via andare più in profondità. Attraverso il nostro sguardo, un ascolto attento e partecipe e qualche delicata domanda, noi donne, operatrici che lavoriamo nei CENTRI ANTIVIOLENZA, cerchiamo di favorire questo distanziamento, questa possibilità di vedersi. Ci vuole un arcolaio che, girando intorno al suo asse, solido nel suo POSIZIONAMENTO, consenta di vedere la situazione da diverse angolazioni, di sciogliere i nodi che si incontrano via via o di raggirarli, se non è il momento di affrontarli, di seguire un filo, avendo sempre presente che il bandolo è strettamente in mano a una sola. Fuor di metafora, al centro della RELAZIONE che si costruisce c’è la donna che ha chiesto aiuto. Lei, e solo lei, può prendere decisioni rispetto alla sua vita: l’autodeterminazione è un aspetto imprescindibile della nostra metodologia. Quello che già sappiamo, e che deriva dall’esperienza diretta sul campo di decenni di lavoro dei CENTRI ANTIVIOLENZA, indirizza certamente le nostre domande e tutto quello che diciamo e facciamo per esprimere vicinanza, comprensione, sostegno, ma deve lasciare ampio spazio a quello che ancora non sappiamo, rappresentato dal mondo di idee, sentimenti, valori della donna che stiamo incontrando. Il suo mondo, la sua visione, può essere anche molto distante dalla nostra e, tuttavia, sentiamo che ci riguarda. La storia è la sua, ma la narrazione che prende vita, nella stanza ristretta dei colloqui, in qualche modo ci include, diventando la possibilità di un’altra storia, di una pagina che si può voltare. 

In questi spazi, la vicinanza e la comunicazione tra donne sono indirizzate alla progettualità per il contrasto della VIOLENZA maschile in un panorama di ricerca più ampio, legato alla propria IDENTITÀ sessuata e al rapporto con l’altro sesso (SESSO/SESSUALITÀ). Il ricorso ai saperi costruiti da altre prima di noi, viene arricchito da nuove domande di senso, per il mutare delle condizioni esterne e da una diversa consapevolezza del femminile, in una dimensione di pensiero che vuole interrogare l’esperienza. Viversi in un CORPO di donna e dare senso al proprio essere differente può produrre pensiero se l’esperienza viene rielaborata a partire da sé. Questo è il piano politico, dove il pensiero si coniuga con la progettualità, dove la pratica di RELAZIONE interroga ciascuna a partire dal proprio essere donna per interrompere la VIOLENZA e incrinare e spezzare l’ordine simbolico maschile. A partire dal riconoscimento reciproco di autorità femminile può avvenire la saldatura tra donne accolte e donne che accolgono: quello che passa da una all’altra, attraverso la narrazione di sé e l’ascolto, attraverso l’incontro di storie di donne, maltrattate e no, è il desiderio di trasformazione dell’asimmetria del mondo che prende il via dalla scelta della propria libertà e autonomia.